Piatti tipici romagnoli: 10 ricette autentiche direttamente dalle campagne

Riscoprire i piatti tipici romagnoli significa addentrarsi nella vita contadina della Romagna, dove «e’ magnê» – il mangiare – è sempre venuto prima di tutto: per storia, per necessità antiche e per il piacere di vivere nella condivisione. Nelle case, nelle trattorie, nei borghi collinari come Bertinoro, il cibo romagnolo fa da ponte tra passato e presente.

Una cucina doppia, dicono gli esperti: una, schietta e contadina; l’altra, moderna ma fedele alla tradizione. In questo viaggio tra i piatti tipici romagnoli, scopriremo ricette autentiche – alcune inusuali e ormai dimenticate – nonché abbinamenti perfetti con i vini della tradizione acquistabili alla Cantina Celli. Un percorso per chi vuole farsi testimone di un territorio che continua a raccontarsi: boccone dopo boccone, sorso dopo sorso.

Primi piatti tipici romagnoli, ovvero le “minestre”

È importante sapere che, in Romagna, si chiamano “minestre” tutti i primi piatti: siano essi in brodo, o asciutti. A differenza di altre regioni, qui il termine non si limita infatti alle zuppe liquide, ma comprende anche le paste fresche condite talvolta con sughi robusti.

È un linguaggio del gusto che affonda le sue radici nella cucina di casa, di campagna, dove «la mnëstra» è sempre stata il cuore del pasto e dove viene, spesso e volentieri, consumata come piatto unico.

La triade delle minestre: cappelletti, tagliatelle e passatelli

primi piatti tipici romagnoli

Tra i primi piatti tipici romagnoli, i cappelletti in brodo regnano come minestra principe del Natale romagnolo, e non solo: preparati con un ripieno di formaggio fresco, ricotta, parmigiano, uova e noce moscata, sono piacevolmente abbinabili ad un bicchiere di Albana Secco, a bilanciare il sapore del brodo.

Poi ci sono i passatelli: semplici e nutrienti, vengono preparati nei giorni invernali con pane grattugiato, uova e formaggio; vengono serviti anch’essi in brodo – pur non mancando creative versioni – e possono essere abbinati a un Trebbiano, fresco e armonico.

Chiude il trittico la tagliatella romagnola, ruvida e spessa, condita con ragù di carne o sugo agli stridoli, erbe spontanee tipiche delle colline. L’abbinamento ideale? Un Sangiovese Superiore, per esaltare la corposità del piatto.

La «mnestra imbragheda»: un primo piatto romagnolo dimenticato

Un tempo non vi era festa contadina senza la «mnestra imbragheda», anche detta “risotto imbragato” o, più semplicemente, “riso con le ossa”: il riso veniva cotto insieme alle ossa del maiale, ancora “sporche” di carne, in un brodo denso e ricco; le ossa rilasciavano il loro sapore durante la cottura, rendendo il riso saporito e sostanzioso.

Nonostante il nome poco invitante, si tratta di un piatto antico quanto povero che costituisce un esempio perfetto di come, in Romagna, si riuscisse a trasformare la necessità in arte culinaria. Oggi questo piatto è quasi scomparso, ma resta un simbolo della cucina romagnola popolare, da riscoprire con un calice di Pagadebit magari, la cui freschezza contrasta la grassezza del piatto.

Secondi piatti tipici romagnoli, dalla carne ai formaggi

Tra i secondi piatti tipici romagnoli, la carne è protagonista e il maiale sovrano. Dal maiale si ottiene un’infinità di specialità: salsicce, pancetta, ciccioli, salami, costole… immancabilmente accompagnate dalla piadina romagnola – «il pane, anzi il cibo nazionale dei Romagnoli», come la definiva Giovanni Pascoli. Oggi, grazie alla riscoperta della razza suina della Mora Romagnola, allevata allo stato semibrado, la qualità della carne è tornata ad alti livelli e la tradizione del maiale rimane viva come rito collettivo e occasione di festa.

Di ancora più antica origine – addirittura “bizantina” – è la locale predilizione per formaggi di vario tipo: il formaggio di fossa stagionato, dal gusto forte e avvolgente; lo squacquerone, morbido e fresco; il raviggiolo, delicato e leggermente acidulo. Ideali – soprattutto i formaggi freschi – con piadina calda e un calice di Albana Secco che ne esalta la cremosità e pulisce il palato; mentre il fossa trova un grande alleato nell’Albana Passito.

Le “nozze del maiale”: una tradizione dell’Emilia-Romagna che perdura fino ad oggi

Le “nozze del maiale” segnavano un grande evento nel calendario contadino in quanto l’uccisione del maiale riuniva la comunità, trasformando la necessità in festa. Nel corso della macellazione, ogni parte dell’animale veniva valorizzata e trasformata: si preparavano salsicce, prosciutti, pancette, ciccioli e salami da conservare e consumare per mesi, insieme a molti altri prodotti.

Il maiale era considerato un bene prezioso: da lui si ricavava tutto, senza sprechi. Oggi, questa tradizione resiste in alcune campagne, celebrata con sagre e feste popolari che ripropongono le stesse ricette di un tempo: un modo per onorare la cultura contadina romagnola, che ha fatto del cibo il simbolo di un popolo che non butta, ma trasforma.

Dolci tipici romagnoli: ciambella e “bustrengo”

I dolci tipici romagnoli raccontano una cucina semplice e profondamente affettuosa: la ciambella romagnola – «la brazadela» – è il dolce delle nonne e delle feste, preparata con ingredienti poveri ma genuini – farina, zucchero, uova e scorza di limone. Si gusta con un bicchiere di Albana dolce, come anche con il latte, al mattino oppure dopo pranzo. Variante della ciambella sono i “bracciatelli”: ciambelline piccole servite in occasioni speciali come cresime e comunioni.

Il “bustrengo”, invece, è un dolce rustico nato per recuperare gli avanzi: si prepara con pangrattato, farina bianca e gialla, miele, zucchero, latte, frutta secca, mele, pere, scorze di limone e arancia. Ogni famiglia ha la sua versione e c’è chi lo arricchisce con olio d’oliva o Parmigiano, rendendolo un ibrido tra dolce e salato. Questo dolce in particolare può essere considerato il simbolo della creatività contadina, capace di trasformare l’essenziale in bontà duratura.

Il “sanguinaccio”, un dolce inusuale

Tra le ricette romagnole più curiose spicca il “sanguinaccio”, un dolce antico e oggi piuttosto raro. Era preparato con sangue di maiale fresco, mescolato a latte, zucchero, cacao e spezie; la crema ottenuta veniva poi stesa su una sfoglia dolce o servita al cucchiaio. Sebbene oggi possa suscitare perplessità, un tempo era un dolce diffuso e molto apprezzato, soprattutto subito dopo la macellazione del maiale durante l’inverno.

Il sanguinaccio nasce dalla logica contadina del “non si butta via niente”, dove ogni parte dell’animale aveva un utilizzo. Il suo sapore è intenso, speziato, vagamente ferroso ma reso piacevole dalla dolcezza del cacao: il suo gusto forte può sorprendere, soprattutto se servito con un bicchiere di Cagnina, vino rosso dolce e perfetto per accompagnare i contrasti intensi.

Ricette romagnole veloci: le cantarelle

Tra le ricette romagnole veloci, le cantarelle – «o cantarèli» – occupano un posto speciale: nate come dolce povero da preparare in pochi minuti, si ottengono da un semplice impasto di farina e acqua, cotto su una piastra calda. Una volta cotte, le cantarelle vengono condite con olio d’oliva e zucchero, oppure, nelle versioni moderne, con miele, marmellata o anche formaggi freschi.

dolci tipici romagnoli

Le cantarelle erano una merenda tipica delle campagne, consumate dai bambini al ritorno da scuola o dai contadini nei giorni di lavoro nei campi. Nonostante la semplicità, conservano il sapore autentico della Romagna: diretto, senza fronzoli, fatto di pochi ingredienti e di tanta memoria; abbinate a un bicchiere di Sangiovese regalano un momento semplice e delizioso, come solo la cucina romagnola sa offrire.

Ricapitolando: i 10 piatti tipici romagnoli direttamente dalle campagne

Si può quindi dire che la cucina costituisca una parte importante della tradizione dell’Emilia-Romagna tutta, e della Romagna in particolare. Ecco, dunque, i 10 piatti tipici romagnoli della tradizione casalinga e contadina fino ad ora descritti:

  • Cappelletti, rigorosamente in brodo.
  • Passatelli in brodo – e non solo!
  • Tagliatelle al ragù, o con sugo di stridoli.
  • «Mnestra imbragheda», o “risotto imbragato”.
  • Maiale in tutte le sue forme: salsicce, pancetta, ciccioli, salami, costole…
  • Formaggi: squacquerone, raviggiolo e formaggio di fossa.
  • Ciambella
  • Bustrengo
  • Sanguinaccio
  • Cantarelle

Che dire… Va’ che t’al magna bèin!

Scopri l’anima della cucina romagnola. Sorso dopo sorso.

I piatti della tradizione romagnola vivono davvero solo se abbinati al vino giusto. Riscopri la vera anima della Romagna: abbina i tuoi piatti preferiti ai vini della Cantina Celli di Bertinoro.

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Testo a cura di: Lara Balestra