Storia di Romagna – un’isola del sentimento

La storia della Romagna è il racconto di un territorio fatto di passioni e spontaneità: un’isola del sentimento, come scriveva Tonino Guerra. Un posto dove il tempo sembra scorrere più lentamente, dove l’identità si custodisce con fierezza e semplicità.

Oggi, in occasione dei 60 anni di attività della Cantina Celli di Bertinoro, è ora di raccontare questa storia, e svelare l’intreccio profondo tra territorio, prodotti e memoria che ha tenuto viva una coscienza collettiva nata da secoli di resistenza culturale.

Origine bizantina e storia della Romagna

La storia della Romagna affonda le radici in un passato che la distingue nettamente dal resto d’Italia. Oggi è parte dell’Emilia-Romagna, ma in passato rappresentava il cuore occidentale dell’Impero Romano d’Oriente, con Ravenna bizantina come capitale dell’Esarcato: lo stesso nome “Romagna” deriva dal termine latino “Romània”, usato nel VI secolo per distinguere i territori romani da quelli conquistati dai Longobardi.

In questo contesto, i confini della Romagna abbracciavano “il mondo romano”, mentre le Langobardiae nascevano a nord e a sud. Quando l’Impero Romano d’Occidente crollò, i Bizantini mantennero infatti il controllo sull’Esarcato, collegato a Roma dal famoso “corridoio bizantino”; questo territorio, che includeva Ravenna, Forlì, Cesena e Rimini, rappresentava la continuità della romanità in Italia e fungeva da cerniera tra nord e sud, dividendo il regno longobardo in due parti: Langobardia Major e Minor.

La differenza tra Emilia e Romagna: vicine, ma lontane

L’origine orientale ha plasmato non solo l’architettura e la religione della Romagna, ma anche il carattere della popolazione, il senso civico e il legame con la terra: è un retaggio riconoscibile ancora oggi nei mosaici ravennati, nell’urbanistica, ma anche e soprattutto in una coscienza culturale distinta, che trova nel dialetto romagnolo, nella socialità calorosa, nella cucina romagnola e nei vini romagnoli la sua vera espressione.

È forse proprio questa profonda radice orientale ad enfatizzare – essendone all’origine – la differenza tra Emilia e Romagna, perdurata nel tempo e nella loro formazione: l’Emilia ha infatti poi sviluppato una cultura signorile e cortese attorno ai suoi ducati, mentre la Romagna si è plasmata su un’idea di libertà popolare, ispirata dai comuni e dai legami cooperativi. Tale anima non la rende solo un’area geografica unica, ma una civiltà storica a sé stante rispetto al panorama vicino e circostante.

Il piatto tipico romagnolo, direttamente da Bisanzio

Quando si parla di piatto tipico romagnolo, la mente va subito alla piadina. Le sue origini risalgono proprio all’epoca bizantina, quando nelle terre dell’Esarcato si preparavano focacce piatte e non lievitate, cotte su pietra o terracotta. Si tratta di un pane povero e pratico che si è poi evoluto nella piadina romagnola: semplice ma ricca di significato, fatta di farina, acqua, sale e strutto; farcita oggi con crudo, rucola e squacquerone.

Insieme alla piadina, i cappelletti rappresentano una delle massime espressioni della cucina romagnola: piccoli scrigni di pasta ripieni, tradizionalmente a base di formaggio, un tempo preparati per le grandi festività. Altra presenza costante sulle tavole è il maiale, animale protagonista della gastronomia locale, trasformato poi in salumi, porchetta, ragù. Il cibo in Romagna è una cosa seria: non è solo nutrimento, ma racconto storico di una cultura popolare nata tra Oriente e Appennino, e tramandata di generazione in generazione.

folklore romagnolo

Il popolo romagnolo: un’identità scolpita nella storia

Il popolo romagnolo è l’incarnazione stessa della propria storia: fiero, legato alla terra, instancabile. In secoli di dominazioni, la gente di Romagna ha mantenuto una spiccata autonomia culturale, linguistica e sociale, rendendo questa terra un luogo di cooperazione, di case contadine, di campagne coltivate collettivamente e di lotte per i diritti.

Balli, proverbi, e folklore romagnolo sono passati indenni alla prova del tempo, divenendo un esplicito esempio di trasmissione orale dell’identità. Il dialetto romagnolo, parlato ancora oggi con orgoglio, è a sua volta parte di questa tradizione; tramite esso, immagini vivide del passato contadino e saggezza popolare trovano ancora spazio nelle conversazioni dei giovani. Come amava ripetere Tonino Guerra, “la Romagna è un luogo dell’anima”: ed è vero, perché chi nasce qui porta dentro un’identità scolpita nella terra e nel tempo.

Territorio e terroir: i veri protagonisti della storia della Romagna

Il territorio di Romagna è uno dei più suggestivi e fertili d’Italia. Esteso tra le prime pendici appenniniche e l’Adriatico, offre una varietà di paesaggi che si riflette nella sua agricoltura. I suoli sono sabbiosi in pianura, con orizzonti scuri ricchi di sostanza organica, e calcarei o argillosi in collina, perfetti per la viticoltura. Le stratificazioni geologiche testimoniano secoli di depositi e mutamenti, visibili nei profili ondulati del terreno.

Tale composizione ha dato vita a un terroir inconfondibile, in cui la vite cresce in condizioni ideali: clima ventilato, buona escursione termica, drenaggio naturale. Il risultato è una produzione vinicola che esprime il paesaggio: autentica, concreta, profonda. La storia della Romagna vive nei campi, nei filari e nei borghi rurali; ogni zona ha la sua vocazione, ogni collina la sua personalità. Ecco perché il territorio non fa solo da cornice: esso si rivela attore principale nella cultura e nella vita quotidiana della Romagna.

Vini romagnoli bianchi e rossi: il racconto della Cantina Celli

Nel cuore delle colline di Bertinoro, la Cantina Celli è da sessant’anni voce autorevole della storia della Romagna attraverso il vino: la sua produzione comprende vini romagnoli bianchi freschi e minerali, come l’Albana – primo bianco DOCG d’Italia – e il Trebbiano; i suoi vini romagnoli rossi, primo fra tutti il Sangiovese, esprimono invece forza, carattere e legame col territorio. Ogni etichetta è un viaggio tra stagioni, suoli e gesti contadini; rimane profondo l’intento di rispecchiare la forza e la storia del territorio, aggiungendo un tocco innovativo che rende la tradizione più afferrabile.

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Testo a cura di: Lara Balestra